Forme pensiero

Rispetto troppo il lavoro dei pittori per considerarmi simile a loro.

Questo ritorno a sperimentare con il colore, dopo anni di inattività, è stata un’esigenza psicologica, l’impellenza di liberarsi dalle ossessioni del pensiero ricorrente attraverso una forma espressiva.

Il colore come energia radiante, purezza vibrazionale, essenza primordiale della vita e delle forme e per sua assenza della morte. A tal proposito Helena Blavatsky* scrive “La tinta del colore parlante dipende dalla natura del motivo che ispira colui che genera la forma pensiero. Se il motivo è puro, amorevole, benefico per il suo carattere, il colore prodotto richiamerà alla forma-pensiero un elementale che assumerà le caratteristiche impresse sulla forma dal motivo ed agirà lungo la direttrice così tracciata.”1

Il colore diventa azione, forma, movimento, determinando reazioni, cambiamenti e alterazioni.

Dopo una prima serie di acquarelli dedicati al dolore, ho potuto iniziare, senza eccessivi condizionamenti mentali, due serie di esperimenti chiamati Black Alphabet, dove ho cercato di descrivere delle forme pensiero non programmate o preordinate.

Non volevo dipingere un “qualcosa”, non volevo essere condizionato da un soggetto, ma lasciare emergere, naturalmente, dal subconscio qualsiasi pre-immagine potesse affiorare. Ma stando attento perché la mente razionale sporca sempre quello che affiora dall’inconscio per non perdere completamente il suo controllo. Per ottenere questo risultato dovevo operare in uno stato di coscienza neutra, come Edoardo Bratina* descrive molto bene con il ”wu wei, cioè agire senza agire; agire interiormente, ma non attivamente con la mente, poiché ogni azione in tale senso non sarebbe che un diguazzare nell’ignoranza”. Wu wei è “volere ma senza voler volere”; “agire, ma senza voler agire”.2

Per questo motivo ho cercato una tecnica espressiva che non mi condizionasse consapevolmente, una specie d’incognita dis-velata da gesti automatici. Preparavo il set per una non azione e aspettavo che la pre-immagine si formasse per vedere il risultato finale, senza attendere nulla.

I segni o i simboli che emergevano avevano una loro vita autonoma e io mi sentivo come una levatrice che aiuta un processo inevitabile e naturale. Ero spettatore del mio stesso essere, come un distributore di caramelle che prende consapevolezza di essere un distributore di caramelle.

I segni emersi avevano una loro forza vitale e suggerivano precisi stati d’animo, Annie Besant* a proposito di come funziona la mente umana ha scritto: “La mente opera con le immagini, non con le parole e perciò la metà delle controversie ed incomprensioni che sorgono tra gli uomini derivano dal fatto che ad immagini mentali diverse si applicano le stesse parole oppure perché si usano parole diverse per rappresentare le stesse immagini. Una forma-pensiero quindi è un’immagine mentale…”.3

Nella mente inconscia risiedono conoscenze millenarie derivate da miliardi di esperienze, pulsioni irrefrenabili, consuetudini salvifiche e attività a noi completamente sconosciute che interagiscono con il nostro vivere quotidiano e ne determinano il nostro pensare e le nostre azioni. Generatori inconsci di forme-pensiero, che impattano su tutto quello che c’è attorno, generando una reazioni a catena che si estingue solo per la mancanza di energia.

Inoltre la mente inconscia si comporta come una lastra radiografica che intercetta i segnali che continuamente trapassano il nostro essere e il nostro pianeta; su queste lastre rimangono impresse le tracce di questi passaggi, di mondi lontani che continuamente dialogano con noi, e noi con loro, attraverso quelli che l’artista Bracha Ettinger chiama i “neuroni risonanza”.4

Trascrivere questa simbologia del profondo, anche se spuria, credo possa trovare dialogo e risonanza in altri individui, in altre anime.

C’è una grande scoperta in quello che si può ottenere senza usare la mente anche per pochi secondi: la grande bellezza cromatica che si cela oltre l’irrealtà nella quale viviamo inconsapevolmente.

Enrico Sempi

1.Helena Petrovna Blavatsky, Iside Svelata - La Scienza parte prima, Accademia Studi Teosofici, Trieste, 1994. Ristampa Edizioni Teosofiche Italiane, 2015.

2.Edoardo Bratina, J. Krishnamurti a confronto con la psicoanalisi, Edizioni Teosofiche Italiane, Vicenza, 2016.

3.Annie Besant, Karma o l’enigma del destino, Edizioni Teosofiche Italiane, Vicenza, 2005.

4.Bracha Ettinger, Pre-immagini traslucide. Risplendere attraverso la pittura, Colori, l’emozione dei colori nell’arte, Silvana Editoriale, Milano, 2017.